Lettera ai giovani scritta da un operatore del 118

Lettera ai giovani scritta da un operatore del 118

“Cari giovani, perlopiù minorenni, che spesso avete più cultura di quanta ne avessimo noi, certamente più avvezzi alla tecnologia.

Sembrate più svegli e conoscete già i trucchi della vita mentre noi, alla vostra età, credevamo ancora nelle favole e non avevamo idea di cosa fosse un smartphone.

Conoscete già a menadito i segreti del sesso e lo praticate senza darci più di tanta importanza, mentre noi, al massimo, ci emozionavamo del bacio con la lingua.

Fate tardi la notte perché noi genitori non abbiamo più il coraggio di non allinearci a chi non stabilisce l’orario improrogabile per tornare a casa.

Mentre per noi era un traguardo, raramente raggiungibile, accompagnare la fidanzata all’orario concesso occasionalmente a Cenerentola.

Nonostante tutto quel che avete e che sapete, bevete fino a ubriacarvi, fino a svenire e a vomitarvi addosso, sul vostro volto angelico, sulle unghie variopinte e sui capelli vigorosi.

E spesso lo fate solo perché siete in compagnia, perché quando i vostri genitori sgomenti giungono al pronto soccorso ci assicurano che a casa non bevete mai nemmeno il vino.

Fumate, come ho fumato anch’io, ma quando ho cominciato io, per mia sfortuna, l’ignoranza era tale che si pensava non facesse poi così male, si fumava ovunque.

Non ci crederete, anche nel cinema e nei film, nel ristorante, nel treno, perfino in ospedale e, siccome non si sapeva che il fumo, anche quello passivo, provocasse il cancro

si fumava anche in presenza di bambini e donne incinte.

E noi a sedici anni non potevamo che fumare per sentirci grandi e far colpo sulle ragazze, per essere uomini veri, per seguire l’esempio.

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